Vicenza Numismatica

Dal 1998 al 2014 la Società Numismatica Italiana ha partecipato a Vicenza Numismatica proponendo giornate di studio su vari temi e piccole esposizioni.

Inoltre lo stand della Società Numismatica Italiana ha rappresentato un punto di aggregazione per i soci presenti alla Fiera dove potendo acquistare sia le annate della Rivista Italiana di Numismatica che le ultime pubblicazioni.

Di seguito vi proponiamo un excursus delle mostre presentate dalla Società Numismatica Italiana nel corso degli anni:

2014 – La Monetazione Augustea per le Provincie Nord-Africane: dall’Egitto alla Mauretania.

A cura di Matteo Rongo, con la partecipazione del Prof. Adriano Savio, Eugenio Vajna de Pava e Giancarlo Mascher.


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2012 – Nickel e metallo bianco, storia dell’uso monetario.

A cura di Eugenio Vajna de Pava e Matteo Rongo.


Scarica i PDF dell’esposizione e l’articolo Il Nickel e le sue Leghe nella Monetazione.

2011 – Medaglioni risorgimentali in materiali insoliti.

A cura di Gian Angelo Sozzi ed Eugenio Vajna de Pava.


Accompagnata da un elegante cofanetto con le monete di Vittorio Emanuele III battute per celebrare il primo Cinquantenario dell’Unita italiana, presentate da Matteo Rongo.

2010 – Il centenario del Corpus Nummorum Italicorum (1910-2010).

A cura di Gianpietro Sanavia, Antonio Saccardo con la partecipazione di Eugenio Vajna de Pava e Giancarlo Mascher.


Sono stati presentati oltre ai volumi del CNI, pubblicazioni e ricordi relativi a Vittorio Emanuele III e pubblicazioni che rielaborano quanto presentato dal CNI.

2009 – Falsi d’epoca del territorio milanese da Francesco I Sforza (1450) a Filippo V (1714).

A cura di Giancarlo Mascher, Gianpietro Sanavia, Eugenio Vajna de Pava ed Antonio Saccardo.


Proponendo un confronto tra una serie di 25 falsi d’epoca, realizzati per essere introdotti fraudolentemente nella circolazione, e le corrispondenti monete “vere”.

Scarica il volantino dell’esposizione.

2008 – L’evoluzione della moneta veneta al tempo del Palladio: dalla lira Tron alla Giustina maggiore.

A cura di Giampietro Sanavia.


La tematica ripercorre la storia della monetazione veneziana dal 1472, con la coniazione della prima lira italiana del doge Nicolo Tron, sino al 1578, anno dell’introduzione, da parte del doge Nicolò da Ponte, della cosiddetta “Giustina maggiore” in argento, dal valore di 160 soldi, in un viaggio ideale tra la moneta e l’economia dell’età di Andrea Palladio.
Siamo in pieno Rinascimento ed agli albori della scoperta delle nuove vie commerciali verso le Americhe. Una rinnovata disponibilità di metalli preziosi provenienti prima dai giacimenti d’argento nell’Europa centrale e successivamente dai ricchi filoni delle Americhe rivoluziona il sistema economico finanziario, modificando la moneta circolante. In tutta Europa si assiste ad un notevole cambiamento della monetazione, con la nascita di esemplari in argento di grosso modulo e di nuovi nominali in oro.
Anche la Repubblica di Venezia esprime nella sua monetazione l’evoluzione in corso.
Venezia, grazie alla riforma monetaria del 27 maggio 1472, è infatti la prima realtà politica ed economica italiana a coniare la lira, unità di conto fino ad allora mai emessa. In quell’anno con il Doge Nicolò Tron dà corso alla cosiddetta lira tron, una grossa moneta in argento (948/1000 di fino) del valore di 20 soldi.
Successivamente nel corso del Cinquecento Venezia inizia a perdere la sua leadership nel commercio internazionale, ma riesce a mantenere una funzione importante nel traffico dei metalli preziosi soprattutto verso l’Oriente.
La zecca veneziana esprime in questo periodo una monetazione ricca e variegata.
Nel 1521 inizia la serie delle oselle del valore di 31 soldi e corrispondenti a un quarto di ducato. Il mutato scenario economico internazionale richiede di coniare anche monete estranee alla tipica tradizione veneziana: durante il dogato di Andrea Gritti (1523-1539) viene introdotto lo scudo d’oro, nominale di derivazione francese ma ormai diffuso in tutta Europa.
Intorno alla metà del Cinquecento la scoperta di giacimenti auriferi ed argentiferi provenienti dalle Americhe muta radicalmente gli equilibri monetari internazionali ed impone alle autorità veneziane di rettificare il valore delle monete. La zecca così dà corso a nuove produzioni di monete di grande modulo e peso come il ducato d’argento (in sostituzione del ducato d’oro, che tendeva a rivalutarsi troppo; quest’ultimo, da lì in poi, prenderà il nome di zecchino) e lo scudo sempre d’argento.
Chiudiamo questa breve illustrazione della monetazione nel periodo palladiano con il doge Alvise Mocenigo (1570-1577) che fa coniare la Giustina d’argento del valore di 40 soldi (a celebrazione della vittoria di Lepanto del 1571, avvenuta nella giornata dedicata a questa santa) e con il successore Nicolò da Ponte (1578-1585) ed il suo favoloso multiplo denominato Giustina maggiore del valore di 160 soldi, equivalente all’inizio al prezzo dello zecchino d’oro.

2007 – I Cinque metalli che hanno fatto la moneta: L’alluminio.

A cura di Egenio Vajna de Pava.


Scarica il PDF dell’esposizione

2006 – Medaglie celebrative dei grandi numismatici italiani.

A cura della Società numismatica Italiana.


L’esposizione presentava medaglie, documenti e pubblicazioni dei vari personaggi ricordati.

2005 – Medaglie celebrative della Società Numismatica Italiana.

A cura della Società numismatica Italiana.


Veniva presentata un’esposizione di medaglie realizzate dalla nostra Società per celebrare le proprie ricorrenze e manifestazioni, e quelle inviate in omaggio dalle Società Numismatiche estere in occasione della celebrazione del centenario della Società Numismatica Italiana.

2004 – I Falsi medievali della Collezione della Società Numismatica Italiana.

A cura della Società Numismatica Italiana.


Scarica l’articolo estratto da Comunicazione N.46, Ottobre 2004.

2003 – La schedatura delle monete e la sua evoluzione.

A cura di Giovanni Gorini.

estratto da Comunicazione N.42, Giugno 2003


Nella moderna civiltà del computer e di internet, sempre più viene richiesto un metodo di identificazione delle monete secondo criteri di schedatura semplici ed univoci, accettati da tutti e comprensibili sia agli studiosi sia agli appassionati ed ai collezionisti.
In quest’ ottica quest’ anno la Società Numismatica Italiana ha voluto concentrare la sua attenzione sulla scheda Numismatica, tenuto anche conto che, proprio nella primavera del 2003, è stata approntata dall’Istituto Italiano del Catalogo del Ministero dei Beni Culturali la nuova scheda informatica dei ‘Beni Numismatici’, intendendo con quest’ultimo concetto non solo le monete, ma anche le medaglie e tutti gli oggetti monetiformi presenti nelle Raccolte pubbliche e private italiane.
La possibilità di disporre di una scheda unica e facile nasce già nel Rinascimento quando i primi trattatisti come Enea Vico o Sebastiano Erizzo si pongono questo problema iniziando a descrivere le monete. La questione viene poi ripresa nel Seicento, tra gli altri da Charles Patin, ad esempio nel suo catalogo della collezioni Morosini (1683), ma solo nel Settecento con l’abate J.l.Echkel viene affrontata con metodo critico, producendo le prime schede, diremmo scientifiche. Nell’800 le opere del Cohen e del Babelon per le monete romane forniscono i primi modelli di scheda, che spesso vengono ancora oggi usati, soprattutto dai commercianti e dai collezionisti. Tuttavia con il progredire della scienza numismatica nel ‘900 si elaborano altri tipi di schede, da quelle semplici e sintetiche che fanno riferimento solo all’autore del volume o al catalogo di riferimento es.: SNG, Danish, Italy, n. 345; Babelon, Hirtia, n.l; COHEN, n.132; RIC, n.125; CNI, n.34 etc., fino alle schede che illustrano con una chiara e puntuale descrizione il dritto ed il rovescio delle moneta e riportano le indicazioni dell’autorità emittente, del metallo, del peso, del diametro e dell’andamento dei coni. Un esempio, accessibile a molti, e che rappresenta un buon compromesso tra varie esigenze, può essere quello delle schede di alcuni Cataloghi d’asta delle primarie case italiane e straniere, ove spesso appaiono anche dei commenti che fanno riferimento alla specificità dell’esemplare o/e alla sua ‘storia collezionistica’ pregressa.
Tutta la materia della catalogazione richiede quindi uno sforzo particolare in quanto di estrema importanza nella ricerca numismatica, sia per quanto riguarda lo studio degli esemplari nelle collezioni private e pubbliche, sia per l’analisi dei ritrovamenti casuali, e dei ripostigli. Essa appare tuttavia di grande interesse anche per i singoli appassionati, che senza una chiara ed univoca scheda ben difficilmente riuscirebbero a destreggiarsi nelle centinaia di migliaia di tipi monetali conosciuti. Anzi, alcuni aspetti previsti da una schedatura scientifica possono riguardare specifiche esigenze dei collezionisti, quali la descrizione ‘standardizzata’ del grado di conservazione o l’indicazione del valore commerciale degli esemplari. Infatti la scheda illustra oltre ai dati intrinseci, storico-tipologici, della moneta, che aiutano alla sua individuazione ed alla sua comprensione come un manufatto dell’uomo, anche la sua provenienza, se dagli scavi, come testimonianza del tessuto connettivo della struttura della circolazione monetale, se da una collezione o da una vendita all’asta, come testimonianza della sua storia. Un’accurata schedatura serve poi per lo studio delle sequenze dei coni ed andrebbe sempre accompagnata da una fotografia, magari digitalizzata, per favorire lo scambio e la trasferibilità dell’immagine.
In conclusione si tratta di un’operazione che mira ad identificare e a tutelare il bene numismatico e a renderlo fruibile a tutti. Ciò si avvera proprio se la scheda è redatta con gli stessi semplici criteri omogenei ed è quindi comprensibile da parte di tutti.
Con questo spirito la Società Numismatica Italiana vuole quest’anno mostrare come si scheda correttamente una moneta, quali problemi pone la redazione di una scheda e come si deve agire concretamente e correttamente perché possa divenire uno strumento agile, comprensibile e di utilità per chiunque.

Giovanni Gorini

2002 – Il metallo dietro la moneta.

A cura di Eugenio Vajna de Pava.

Scarica l’articolo estratto da Comunicazione N.41, Gennaio 2003.

2001 – I Falsi monetari e come riconoscerli.

A cura della Società Numismatica Italiana.


La Società Numismatica Italiana era presente con uno stand nel quale era stata allestita una mostra di monete false, circa ottanta, tratte dalle oltre duemila che formano la collezione di falsi della Società. Nella giornata di sabato, che ha visto la maggior presenza di visitatori, presso lo stand era presente il socio Eugenio Vajna che, avvalendosi di semplici attrezzature, mostrava alcune tecniche di riconoscimento delle monete false.

2000 – Giornata di studio. Formazione del patrimonio numismatico pubblico. La funzione del collezionismo e del commercio.

estratto da Comunicazione N.35, Novembre 2000


La Società Numismatica Italiana ha partecipato per il quarto anno consecutivo all’ormai classico incontro numismatico vicentino con un calendario di impegni molto nutrito.
Al mattino il Consiglio Direttivo ha incontrato i membri del Comitato Scientifico della Rivista Italiana di Numismatica con il quale ha discusso le linee di programmazione editoriale ed ha lanciato un invito per mettere mano, finalmente, ad una revisione e rilettura del Corpus Nummorum Italicorum.
In questa occasione il Presidente ha espresso l’auspicio che si possa giungere ad una riscrittura “corale” ossia coinvolgendo tutti i soci e gli studiosi che hanno qualche tassello da aggiungere a questa opera monumentale. Il progetto dovrà naturalmente essere guidato e coordinato dai più alti numismatici professionisti a livello nazionale dopo che sarà stato concordato un piano editoriale. Per questa rilettura del terzo millennio si prevede di utilizzare le più moderne tecniche di comunicazione.
Perché questa proposta e perché queste modalità di realizzazione?
Riteniamo che sia un diritto e un dovere per la Società Numismatica Italiana proporre in termini concreti e realizzare una rilettura e un aggiornamento del Corpus Nummorum Italicorum. Infatti la Società ha contribuito all’opera di Vittorio Emanuele III e il Re ha disposto che i diritti d’autore andassero a beneficio della Società.
In quanto alle modalità di realizzazione esse non possono che essere corali.
Alle origini la Società si identificava con i soci fondatori, il Consiglio direttivo composto da studiosi e grandissimi collezionisti, Ambrosoli, Ricci, Papadopoli per citarne solo alcuni. I soci erano pochi e costituivano una cerchia elitaria assoluta.
Oggi che i dirigenti sono professionisti, imprenditori, dirigenti d’azienda e i soci sono diventati circa 400, la Società si identifica nell’insieme di tutti gli associati, numismatici seppure con interessi differenziati, docenti universitari, commercianti, collezionisti, direttori di pubbliche strutture, che si sono auto selezionati perché condividono la missione della Società espressa dall’articolo l dello Statuto “… ha lo scopo di promuovere, agevolare e diffondere gli studi relativi alle monete, alle tessere, ai pesi monetari, alle medaglie ed ai sigilli.” e con l’iscrizione esprimono l’orgoglio dell’appartenenza.
Ritengo pertanto che tutti gli associati devono essere invitati a contribuire alla costruzione del nuovo Corpus.
Questa è la proposta che ora verrà vagliata dagli organismi appropriati. Se questa strada risulterà percorribile, proseguiremo, altrimenti individueremo dei percorsi alternativi.
Nel pomeriggio si è poi tenuta la nostra consueta giornata di studio a cui ha partecipato un pubblico numeroso ed attento. TI tema di questa edizione era quanto mai di attualità: Formazione del patrimonio numismatico pubblico. La funzione del collezionismo e del commercio.
L’incontro, presieduto dal Professor Daniele Foraboschi, ha visto gli interventi di Emanuela Ercolani Cocchi che ha parlato su: il commercio numismatico e la formazione delle collezioni pubbliche fra ‘800 e la prima metà del ‘900, ha tracciato un quadro storico analizzando la formazione della collezione Piancastelli.
È poi intervenuto Jean Paul Divo presidente dell’A.I.N.P. con il tema: la numismatica, un patrimonio comune di una Europa senza frontiere. Gli interventi sono stati conclusi da Giovanni Paoletti membro della N.LP. sul tema: mercato numismatico e collezioni pubbliche in Italia. Quali i rapporti?
Un dibattito con il pubblico presente, ricco di interventi autorevoli, ha terminato un incontro molto significativo.
La sera i Soci della Società sono stati ospiti per una visita guidata alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari ove sono esposte ricche collezioni di icone russe e di pittura veneta del XVIII secolo. La bellezza delle sale, la cortesia e la profonda preparazione delle nostre Guide ne hanno fatto un evento memorabile di cui ringraziamo la Direttrice, Dottoressa Fatima Terzo, che ci ha ospitato.

Lucio Ferri

1999 – Giornata di studio. Moneta locale e moneta straniera in Italia.


estratto da Comunicazione N.32, Dicembre 1999


Anche quest’anno la Società Numismatica Italiana è stata presente con una iniziativa culturale alla manifestazione “Numismata”, che si è tenuta presso la Fiera di Vicenza dal l al 3 di ottobre. Facendo seguito alla positiva esperienza degli scorsi anni, anche in questa occasione è stato organizzato un “Incontro di Studio”, nel pomeriggio di sabato 2 ottobre.
L’argomento scelto quest’ anno “Moneta locale e moneta straniera in Italia” prende lo spunto dal tema dibattuto nel corso del Secondo Simposio Numismatico di Cambridge dal titolo “Moneta locale, moneta straniera: Italia e Europa (XI-XV secolo)”. La Giornata di Studio è stata dunque innanzitutto l’occasione per presentare a un vasto e certamente molto interessato pubblico italiano i risultati scientifici del Simposio inglese, i cui Atti, sono stati pubblicati dalla Società Numismatica Italiana quale secondo volume della “Collana di Numismatica e Scienze Affini”.
I lavori sono stati aperti da un breve, ma caloroso saluto, del Presidente dell’Ente Fiera, dotto Giovanni Lasagna e da una presentazione del Presidente della S.N.I., dott. Antonio Fusi Rossetti, che ha illustrato i fenomeni della moneta internazionale nell’antichità (pegasi di Corinto, Civette di Atene) e dell’imitazione in aree diverse di monete particolarmente apprezzate e diffuse su larga scala (quali l’imitazione in area celtico-danubiana delle monete di Filippo II di Macedonia).
Ha preso poi la parola la prof. Lucia Travaini, curatrice del volume edito dalla SNI. La relatrice ha innanzitutto espresso i suoi ringraziamenti alla Società e alla NIS, rispettivamente per avere accolto gli Atti nella sua collana e per il contributo finanziario elargito. La studiosa ha poi spiegato quale sia stata la genesi del Convegno: nato da una sua iniziale esigenza di chiarire alcuni aspetti legati alla monetazione medioevale dell’Italia meridionale, si è poi dilatato fino a riguardare i rapporti fra moneta locale e straniera su un più vasto scenario europeo. Molti sono
stati pertanto i problemi affrontati nel corso del Convegno, partendo da una questione terminologica, ossia cosa si intenda con l’espressione moneta “straniera” in età medievale, poiché tale termine non compare mai nei documenti contemporanei. Si è cercato inoltre di comprendere quali fossero i meccanismi che rendevano locale una moneta straniera e viceversa e di definire il fenomeno delle aree monetarie. Merito del Convegno è stato anche quello di avere affrontato la discussione di alcuni luoghi comuni: innanzitutto quello secondo il quale nei regni a forte accentramento amministrativo circola solo moneta regia (non è così: per esempio è stato chiarito che anche nell’XI-XII secolo qualche moneta straniera riusciva a passare nelle maglie del controllo inglese); e poi quello per cui avrebbero circolato molte monete straniere soprattutto nelle piazze mercantili (in realtà qui affluivano molte monete di ogni tipo che però poi potevano finire dai cambiavalute).
È seguito l’intervento del dott. Ermanno Arslan, il quale ha presentato una approfondita recensione del volume, mettendo in rilievo innanzitutto il fatto che essa rappresenta un ottimo esempio di una integrazione di risorse e di interessi. Il Convegno di Cambridge ha costituito un momento di passaggio e di notevole maturazione rispetto al tema affrontato, realizzando appieno l’esigenza di “interfacciare” la documentazione archivistica e quella monetale, nella consapevolezza della piena dignità di quest’ultima e delle enormi possibilità fornite dalla monetazione medievale quale documento di storia economica. Il relatore ha poi illustrato alcuni dei temi più importanti dibattuti nel Convegno: mobilità della moneta, struttura degli stocks monetari, loro evoluzione nell’unità di luogo, connessione della monetazione con fenomeni storici e politici. Merito del Convegno è stato quello di avere ricomposto il mosaico dell’Europa medievale nelle sue specificità locali. Il volume degli Atti pubblicati dalla SNI si pone pertanto come un volume “fondante”, costituendo una solida base di partenza per affrontare in futuro nuove problematiche della monetazione medievale europea.
La terza relazione “Circolazione monetale in Italia settentrionale fra XI e XV secolo”, è stata tenuta dalla prof. Emanuela Cocchi. La relatrice ha affrontato la questione relativa alla “scomparsa” della moneta nel mondo medievale, un’interruzione che, sulla base della documentazione fornita da alcuni scavi archeologici del territorio emiliano, può essere ristretta al periodo compreso fra la fine del VII e la prima metà del IX secolo. Il materiale da scavo riflette poi chiaramente la graduale ripresa dell’economia monetaria a partire dalla metà del Mille. Molte notizie possono essere ricavate anche dalla documentazione di archivio relativa a città come Rimini e Ravenna: 150 pergamene di Rimini attestano così la sostituzione delle monete di Venezia con quelle di Lucca, gradualmente dal 1126, totalmente dal 113l. Trattandosi talora di contratti di prestito, è evidente che non siamo in presenza di una semplice moneta di conto. Nel territorio di Rimini sono stati infatti ritrovati ripostigli di monete lucchesi. È alla fine del XII secolo che i documenti di archivio registrano una nuova situazione, con la menzione di monete locali emesse dalle singole città alle quali viene concesso il diritto di battere moneta. Successivamente emergono monete di città che hanno la capacità economica e politica di imporre la propria monetazione anche al di fuori dei loro confini (p. es. Bologna ed Ancona). In questo lasso di tempo un ruolo importante viene svolto dall’agontano, o doppio grosso, che rompe l’uniformità tipologica delle monete dell’area, che erano fino ad allora prevalentemente epigrafiche. Ricompare infatti un tipo figurato (san Ciriaco). Fra il XIII e XIV secolo si forma così un’area in cui circolano monete iconograficamente simili.
Ha terminato la giornata di studio il dott. Giulio Gianelli, con una relazione dal titolo “I dollari del passato” nella quale ha analizzato i diversi tipi di “dollari” dall’età moderna a oggi, ossia quelle monete dotate di un ambito di circolazione intercontinentale e in alcuni casi mondiale. Ha perciò ripercorso le tappe della moderna storia monetale, il cui inizio può essere fissato nell’ultimo quarto del XV secolo (introduzione in Tirolo della prima moneta in argento di grosso modulo) quando si assiste a un generale sviluppo della popolazione e dell’economia europee.
Nel corso di questo secolo poi la scoperta di ricchi giacimenti in Africa e America segna una svolta fondamentale, perché mette a disposizione della Spagna e del Portogallo per alcuni secoli quantità di oro e di argento senza precedenti. È grazie all’argento ricavato dai depositi minerari della Bolivia che la Spagna emette i pezzi da 8 reali, che si impongono come il vero dollaro dell’età moderna con una diffusione a livello mondiale (India, Cina, Persia) e sulla base del quale viene coniato anche il dollaro americano, introdotto nel 1792. L’oro tornerà in auge in Europa all’inizio del 1700, grazie alla scoperta dei giacimenti brasiliani. L’inizio del XIX secolo vede la nascita di una nuova protagonista della scena economica internazionale: la sovrana emessa in Inghilterra, nazione che diventa la prima potenza politica ed economica della cristianità. Al predominio della sterlina cerca di contrapporsi l’Unione Monetaria Latina del 1865, alla quale aderiscono inizialmente Francia, Belgio, Svizzera e Italia, coniando monete con le stesse caratteristiche di intrinseco. Il suo fallimento è dovuto al fatto che era basata su un sistema bimetallico. All’inizio del nuovo secolo tutti i paesi del mondo passano al sistema aureo e l’oro diventa la moneta internazionale. Gli Stati Uniti diventano la più grande potenza del mondo, surclassando la Gran Bretagna e la Germania, così che alla fine della Seconda guerra mondiale il gold standard ha come base il dollaro americano. Il resto è storia dei nostri giorni, fino al 15 agosto 1971, quando Richard Nixon dichiara l’inconvertibilità assoluta dei dollari in oro. Viviamo oggi in un Dollar standard: la moneta fondamentale viene emessa senza alcun limite dagli USA che esercitano una signoria economica senza precedenti nella storia della civiltà occidentale.

1998 – Giornata di studio. Ritratto monetale e sovranità.

estratto da Comunicazione N.29, Novembre 1998


Anche quest’anno la nostra Società ha partecipato a NUMISMATA ITALIA, Convegno numismatico tenuto presso la Fiera di Vicenza nei giorni 2, 3 e 4 ottobre 1998.
È stato allestito uno stand, che ha costituito un punto d’incontro per i soci assai frequentato. Nello stand erano visibili due esposizioni. La prima, che occupava due vetrine, comprendeva una serie di volumi tratti dalla biblioteca sociale e mostrava l’evoluzione delle tecniche di illustrazione delle monete nelle pubblicazioni a stampa: dall’incisione su lastra metallica alla fotografia. L’altra, collocata in una vetrina, richiamava il tema della Giornata di studio “Ritratto monetale e sovranità”.
Presentava infatti una selezione di falsi in bronzo realizzati dal Becker tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, di proprietà della Società. Era cos1 possibile apprezzare l’opera di un abile incisore, quale il Becker, nel trattare in epoca moderna i ritratti presenti su antiche monete di epoca ellenistica o romana imperiale.
Erano altresì disponibili presso lo stand le pubblicazioni della Società, che sono state apprezzate (e acquistate) da soci e non soci.
Nel pomeriggio di sabato 3 ottobre si è tenuta la Seconda Giornata di Studio organizzata dalla S.N.I., sul tema “Ritratto monetale e sovranità”. Ha aperto i lavori Giovanni Gorini con una relazione dal titolo “L’immagine del potere nelle emissioni delle regine ellenistiche”. Nel corso di un’ampia rassegna ha delineato le tappe della genesi e dello sviluppo del ritratto monetale femminile nel contesto istituzionale e politico dei regni ellenistici. In questa linea evolutiva, il personaggio fondamentale è rappresentato dal sovrano della Tracia Lisimaco, che emette a Efeso, nel 288-280, monete in argento con il primo probabile ritratto di una donna vivente. La moglie Arsinoe II è raffigurata a testa velata, ma ancora senza diadema, con una volto dai chiari connotati fisiognomici. Di qui ha inizio la raffigurazione del ritratto femminile come affermazione del potere. Il passo successivo è quello di porre oltre al ritratto, il nome della sovrana e il titolo di basilissa. Questa innovazione avviene su monete di Berenice I, datate fra il 277 e il 260. Il processo di legittimazione del potere femminile è ormai avviato al suo pieno sviluppo: molte sono le sovrane che pongono il loro ritratto sulle monete, aprendo la strada alla galleria delle Augustae romane.
Patrizia Serafin ha poi affrontato il tema “Adriano, imperatore romano e sovrano ellenistico”. Le monete dell’imperatore mostrano una notevole fedeltà nell’ aspetto formale ai canoni e ai modi delle emissioni tradizionali, pur con una grande varietà tipologica (virtù personali, provvidenze assunte da Adriano, partenze e arrivi, celebrazione della grandezza di Roma). Adriano rimane perciò in parte nell’alveo della tradizione inaugurata da Augusto. L’innovazione da lui introdotta consiste nell’accentuazione dei riferimenti alla sua persona, soprattutto nella monetazione provinciale. Le diverse tipologie dei ritratti di Adriano sono state esaminate in rapporto con i ritratti a tutto tondo dell’imperatore, rispetto ai quali mostrano talora notevoli affinità iconografiche e di stile, presentando una nuova immagine della figura dell’imperatore, nella quale convivono i due aspetti della romanità e della grecità.
Ancora relativo all’età romana è stato l’argomento trattato da Claudia Perassi: “Ritratti monetali di Severina e di Augustae del III secolo d.C.”. È stato messo in evidenza come esistano ritratti di Severina molto diversi fra loro, nella massima parte dei casi strettamente dipendenti da quelli del marito Aureliano. In non pochi casi si tratta addirittura di monete approntate utilizzando conii con il ritratto dell’imperatore, che viene modificato in alcuni particolari. Questo fenomeno è certamente imputabile al rapidissimo ritmo della produzione monetale nel corso del III secolo, che porta ad una certa irregolarità nel lavoro delle officine. Ma è anche segno della nuova tendenza della ritrattistica romana che sfocerà nel ritratto cosiddetto “tipologico”, privo cioè di quelle caratteristiche fisiognomiche in grado di esprimere l’individualità della singola persona. Il ritratto imperiale raggiungerà una fissità formale con cui si vuole esprimere l’essenza divina del regnante e la sua intangibile sacralità, diventando così espressione figurata di un nuovo concetto di sovranità.
La relazione di Lucia Travaini si è aperta con la sempre riproposta domanda “Esiste il ritratto nella moneta medievale?”. La frase di San Tommaso: “La moneta è attributo proprio del re, su di essa il re si mostra come Cesare e niente meglio della moneta trasmette la sua memoria”, riassume perfettamente l’atteggiamento degli uomini medievali non tanto verso il ritratto quale rappresentazione di uno specifico individuo (per questo dovremo aspettare il Rinascimento), quanto verso la rappresentazione simbolica del sovrano, valenza chiaramente percepita sia dal potere che dai sudditi (la relatrice ha citato da una parte l’augustale di Federico II e la monetazione di Carlo d’Angiò, dall’altra i sudditi del duca di Capua e i veneziani del tempo di Tron). Sicuramente poi vi sono state delle scelte individuali di farsi rappresentare in un dato modo, anche in contrasto con la tradizione, la cui valenza oggi ci sfugge, mentre è chiaro che in un periodo successivo questa iconografia “fossilizzata” di come un sovrano dovesse apparire, viene scambiata per ritratto veritiero.
Philip Grierson si è infine assunto il non facile compito di fare il punto circa il ritratto monetale nella prima età moderna. Il relatore ha datato la nascita del ritratto monetale con il soldino di Pandolfo Malatesta per Brescia (1420?). È poi tornato sulla questione della priorità del ritratto fra la monetazione milanese, napoletana e ferrarese, proponendo per quanto riguarda Napoli e Milano, una rilettura sia della nota grida milanese del 1462, sia dei documenti napoletani coevi, già citati dal Sambon e dallo Spahr. Comunque, ancora in quest’epoca, la rappresentazione ritrattistica è sentita come propria di “principi e tiranni”, contrapposti alle libere repubbliche: Genova e Venezia (con l’eccezione, per quest’ultima, della lira Tron) non conoscono infatti ritratti monetali, mentre gli emergenti principi rinascimentali faranno della moneta un mezzo di compiaciuta affermazione propagandistica. La relazione è stata conclusa da una carrellata finale di splendidi esempi di ritrattistica rinascimentale.

1997 – Giornata di studio. Il collezionismo numismatico.

estratto da Comunicazione N.26, Ottobre 1997


La Società ha scelto l’occasione di NUMISMATA, il Convegno numismatico che si tiene annualmente presso la Fiera di Vicenza, per rinnovare la sua tradizionale attività di conferenze e dibattiti di natura culturale. Questa scelta consente di “decentrare” l’attività della Società che si stacca dalla tradizionale sede meneghina e di interessare Soci, e noli Soci, in una giornata già dedicata alla numismatica. L’incontro è stato senza dubbio un successo perché abbiamo contato ben oltre 90 presenze, una sala assolutamente piena e un uditorio estremamente attento e qualificato. Il tema era del resto di grande attualità. Il collezionismo numismatico rischia di incontrare crescenti difficoltà a causa della legge in discussione in sede parlamentare che propone regole più severe per il possesso e il commercio di materiale numismatico. Il tema della giornata era appunto il collezionismo numismatico e cinque brillanti studiosi ne hanno illustrato diversi aspetti nel corso dei secoli.
Rossella Pera ha aperto gli interventi parlando delle prime, incerte e ipotizzate forme di collezionismo o forse di semplice possesso di monete antiche fin dai tempi di Augusto, sottolineando come l’oggetto monetale fosse comunque conservato in forma di gioiello o di amuleto.
Andrea Saccocci ci ha intrattenuti sugli albori del collezionismo in epoca tardo medioevale presentando un Francesco Petrarca, collezionista e dispensatore di antiche testimonianze monetali ai potenti del suo tempo, una veste insolita per il poeta delle “chiare dolci e fresche acque … ” a cui la scuola ci aveva, ai nostri tempi, abituati.
Giancarlo Alteri ha ripercorso gran parte della storia dei romani pontefici che in alcuni casi sono stati più attenti alloro prestigio che alla cultura storica ma che in definitiva hanno conservato per noi oltre 400.000 pezzi, la più grande collezione al mondo.
Adriano Savio ha poi toccato il tema della costituzione del medagliere di Brera, confluito poi nelle Civiche raccolte milanesi, sottolineando le difficoltà non solo economiche ma anche politiche che incontrò Gaetano Cattaneo nell’ acquisire collezioni significative. L’azione del Cattaneo, l’appoggio del Ministro Prina, mostrano quanta determinazione vi sia stata nel voler salvaguardare per la cultura di molti le testimonianze della nostra storia.
Giorgio Tabarroni, parlando della monetazione del Governo popolare di Bologna, ci ha dato concreta evidenza di come la cultura, la curiosità, la capacità di studio del privato amatore possano dare significato e quindi valore a monete che un occhio a volte frettoloso o distratto da numerosi altri importanti impegni, magari di natura amministrativa, non trova tempo e risorse per sottolineare compiutamente.
Gli interventi e il successivo dibattito, coordinati e stimolati con lucida visione delle implicazioni dei diversi temi da Ermanno A. Arslan, hanno reso vivissimo l’interesse per questo incontro numismatico.
La Società si propone di pubblicare gli Atti di questa giornata di studio nella Collana di prossima istituzione che affiancherà la Rivista Italiana di Numismatica e che è destinata ad ospitare lavori completi di numismatici, Soci e non Soci della Società, purché dotati della indispensabile scientificità ad insindacabile giudizio della Direzione della Rivista Italiana di Numismatica.
Nell’augurare alla Società di poter proseguire sulla via ormai aperta, desidero ringraziare tutti gli intervenuti, al di qua e al di là del tavolo, ma un ringraziamento speciale vada alla Signora Annamaria Zio della Fiera di Vicenza per l’organizzazione impeccabile della sala e per la generosa ospitalità.